giovedì 23 aprile 2009

Modelli di welfare?

Sul Sole leggo questa notizia. Si diffondono sempre più i mercati dove si vendono all'asta alimenti in prossimità di scadenza. Qui sono, come dire, i consumatori finali che si appropriano per via competitiva dei beni che soddisfano i loro bisogni (immagino con risorse proprie o forse anche con carte acquisto stile "social card"). Un modello decisamente diverso da quello del banco alimentare che in modo più formale e, se vogliamo, istituzionale svolge, più o meno, la stessa attività.

lunedì 20 aprile 2009

10 simple rules

.. for the management of a community social enterprise
1) Always listen the territory
2) Promote coalitions towards a common goal
3) Involve various stakeholders
4) Attract and combine many and various resources
5) Bring out tacit knowledge
6) Encourage circulation of information
7) Connect informal and formal networks
8) Monitor and account for social and economic performances
9) Work towards clear and participative decision-making processes
10) Reward workers' effort whit diversified means

smile!

venerdì 17 aprile 2009

Sole e Florida

Ci sta bene no? Il nostro parla naturalmente di creatività e ancora più naturalmente di crisi. I lavori ad alto tasso di creatività saranno sacrificati o possono dormire sonni tranquilli? Ecco le sue risposte. Con qualche accenno interessante su come le imprese possono agire per fidelizzare questi lavoratori anche con la leva salariale spuntata.

martedì 14 aprile 2009

Se ne sono accorti

Bene, ora vediamo che succede.

domenica 12 aprile 2009

A chi va il 5permille?

Tutti i giornali e le agenzie ne parlano. Tremonti ha proposto di inserire il terremoto dell'Abruzzo come una delle "causali" del prossimo 5 per mille. E' un'iniziativa controversa e non bisogna aver paura di parlarne. Non è infatti in discussione che la popolazione terremotata debba essere aiutata. Ma piuttosto il fatto che si debbano pescare risorse da un fondo già destinato a iniziative sociali e soggetto a una forte concorrenza (interna al terzo settore ma anche con gli enti locali). Da qui alcune domande (scomode). Possibile che un paese a forte rischio sismico come l'Italia non abbia un adeguato budget strutturale per far fronte a eventi purtroppo ricorrenti? Perché ricorrere sempre a risorse una tantum per di più "sottraendole" ad altre destinazioni di utilità sociale? E ancora, non era meglio che fossero le diverse organizzazioni già attive sul terremoto a concorrere per ottenere le risorse del 5 per mille? L'impressione è che il governo, come in altri casi, ha abilmente orchestrato un'operazione d'immagine, scaricandone una parte dei costi sulla società civile. Vediamo se qualcuno se ne accorge..

giovedì 9 aprile 2009

Non è uno stato per la comunità (il nostro)

Ecco una piccola dimostrazione (beh insomma si fa per dire visto che vale 30 milioni di sterline) di come si può fare sussidiarietà e sostegno allo sviluppo comunitario anche con sane politiche top down. Dal riferimento alla valuta avrete capito da dove viene questa iniziativa.

mercoledì 8 aprile 2009

Le esternalità positive del turismo sociale

Stasera nell'edizione delle 19.00 del tg3 (che non sono riuscito a trovare perché il portale rai è una schifezza) c'era un servizio molto interessante su un paesino dell'Abruzzo (credo questo) dove grazie a un'esperienza di albergo diffuso (che classificherei come turismo sociale anche se forse qualcuno potrebbe non essere daccordo) sono state ristrutturate molte abitazioni utilizzando metodi tradizionali rispettosi dell'architettura esistente. Morale i danni del terremoto sono molto meno evidenti rispetto ai paesi limitrofi. Lo dice anche Sgarbi (vabbé, è per la causa).

martedì 7 aprile 2009

Ed è sempre "fai da te"

Ho letto questo articolo sul welfare "dal basso": un guazzabuglio di iniziative nel classico stile de L'Espresso. Il tutto condito da un approccio statalista che grazie alla crisi, sta tornando in auge presso molti commentatori che fino a poco tempo fa magnificavano la welfare community. In prima linea quelli de La Voce che sposano senza mezzi termini una concezione residuale del terzo settore (posto che sappiano cosa sia) e, al fondo, una impostazione tutta passiva delle politiche di contrasto alla crisi. Non penseremo mica di cavarcela con i sussidi?

lunedì 6 aprile 2009

L'innovazione secondo Rullani

Al festival delle città d'impresa non sono riuscito ad andarci ahimé, ma questo editoriale di Enzo Rullani contiene spunti interessanti. In particolare il nesso tra innovazione e produzione di senso che già avevo trovato in altri documenti. Forse questa è una delle strade (di senso) per il Workshop di settembre.

giovedì 2 aprile 2009

Precari e basta?

Torno da Roma con in borsa il nuovo saggio di Audretsch "La società imprenditoriale". Mi auguro faccia da contraltare, almeno in parte, alla deprimente lettura del manifesto dei lavoratori della conoscenza che gira in rete. Nessuno vuol negare che il fatto che la gran parte di questi lavoratori vivano una situazione di precariato ai limiti, o forse oltre, lo sfruttamento. Però mi sembra più interessante proporre soluzioni che diano, se non una coscienza di classe che è roba ormai in disuso, almeno un minimo di coesione interna e di ruolo come gruppo sociale. Ci sono tante leve da muovere in tal senso: mutualizzare i bisogni in strutture di protezione sociale ad hoc, favorire la capacità di investimento e di spesa per il miglioramento delle competenze, incentivare il mercato dei beni della conoscenza (ad esempio attraverso sgravi fiscali). Ecco preferirei impostare in questo modo la rappresentazione / rappresentanza di questo settore. Molte cose interessanti in tal senso le ho trovate in un libro di qualche anno fa di Bonomi e Rullani, "Il capitalismo personale".