Precari e basta?
Torno da Roma con in borsa il nuovo saggio di Audretsch "La società imprenditoriale". Mi auguro faccia da contraltare, almeno in parte, alla deprimente lettura del manifesto dei lavoratori della conoscenza che gira in rete. Nessuno vuol negare che il fatto che la gran parte di questi lavoratori vivano una situazione di precariato ai limiti, o forse oltre, lo sfruttamento. Però mi sembra più interessante proporre soluzioni che diano, se non una coscienza di classe che è roba ormai in disuso, almeno un minimo di coesione interna e di ruolo come gruppo sociale. Ci sono tante leve da muovere in tal senso: mutualizzare i bisogni in strutture di protezione sociale ad hoc, favorire la capacità di investimento e di spesa per il miglioramento delle competenze, incentivare il mercato dei beni della conoscenza (ad esempio attraverso sgravi fiscali). Ecco preferirei impostare in questo modo la rappresentazione / rappresentanza di questo settore. Molte cose interessanti in tal senso le ho trovate in un libro di qualche anno fa di Bonomi e Rullani, "Il capitalismo personale".
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