venerdì 29 maggio 2009

Basta una frase (a volte)

... come quella che ho letto in un'intervista a Gianpaolo Fabris, il guru del marketing in Italia, su un vecchio numero di Vita. Ad un certo punto, riferendosi ai comportamenti dei consumatori, afferma che "quello che sta succedendo è la sostituzione della parola valore alla parola qualità: un prodotto deve avere un elemento di valore per il consumatore". Insomma consumare diventa anche un atto politico improntato alla responsabilità (ambientale, sociale, ecc.). Ci sono un sacco di suggestioni anche per chi produce e vende beni relazionali, come le imprese sociali. E questa prospettiva del marketing può essere utile per concretizzare, con gli adattamenti del caso, la retorica del coinvolgimento degli stakeholder che ormai deborda da documenti strategici, contributi teorici, dichiarazioni di mission, leggi, ecc. Nel frattempo, qualche giorno fa, ho intercettatato il libro di questa ricercatrice francese introdotto dallo stesso Fabris. Coincidenze?

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venerdì 22 maggio 2009

Imprenditori sociali al festival

Lo ammetto, io non ci sarò al festival dell'economia di Trento. Sarò in Toscana, a prendermi la solita coda autostradale e poi a Terra Futura. Però un pò mi dispiace, perché ci sono molti appuntamenti interessanti. Su sollecitazione di una collega ho fatto una piccola guida agli eventi più cool per un imprenditore sociale.
1) "La costruzione del brand" con Fabris e Della Valle, visto che molti dell'imporenditoria sociale non pensano ad altro in questo periodo.
2) "Un'impresa più sociale dopo la crisi", con Borzaga e compagnia.. un classico direi (anche nel modo il settore sa riciclare di tutto, vedi Campedelli che si ri-ri-ri-presenta sulla scena).
3) "Managers 2009: performance, fedeltà, imprenditorialità o... "duttilità" (il titolo dice tutto... e anche di più).
4) "Territori e PMI: una scommessa contro la crisi"; un tema classico - forse anche un pò decotto - ma i partecipanti son di livello (anche se pure loro inflazionati): Bonomi, Bersani, ecc.
5) "L'identità dei distretti industriali alla prova della crisi"; anche questo è un super tema, stimolante per le reti di imprese sociali che vogliono evolvere in questa direzione.
6) "Reti di economia solidale: una proposta globale alla crisi sociale"; eccoli, sono quelli del DES, basta che non parlino solo di insalata a km 0.
7) "Terra e comunità" con De Rita.. back to the future?
8) "Integrazione culturale, formazione dell'identità e sostegno politico al Welfare State"; titolo astruso ed evocativo... mi piace.
9) "Economie solidali e cooperazione: il caso Ecuador"... beh vedete chi organizza, bisogna andarci!
Bello no? Ci si fa a gratis un corso di formazione.

mercoledì 13 maggio 2009

Arriva Bobba! (e pure De Biase)

Sto perdendo colpi col blog.. forse è fisiologico dopo la fase di avvio. Ci pensa però Luigi Bobba col suo nuovo libro a risvegliarmi.. Non so perché. Mi sa che sono prevenuto. Ma comunque lo leggerò. In compenso proprio oggi Luca Debiase sarà a Trento per un confronto sulla divulgazione scientifica attraverso i blog. Questo sì da non perdere.

giovedì 7 maggio 2009

Moriremo creativi?

Ormai la creatività ha rotto gli argini e da netxt big thing è diventata mainstream come succede coi gruppi pop. Scherzi a parte, ma non troppo, ci hanno fatto pure un libro bianco. Da non perdere direi.. anche se scorrendo l'indice manca un capitolo su "produzione culturale, creatività e welfare". Ma come sempre sarà il mio solito giudizio affrettato.

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lunedì 4 maggio 2009

Conoscenze soft

Proseguo la lettura del libro di Audretsch - peraltro ben recensito e commentato qui - ma con lentezza, quasi come la coda tra Calenzano e Firenze Certosa che mi sono sciroppato giovedì scorso. Forse è colpa della copertina, una delle più brutte degli ultimi decenni o forse devo fermarmi per riflettere. Ora sono al punto dove si parla delle conoscenze soft di tipo creativo e di come queste siano situate, legate cioè a luoghi fisici dove si incontrano le persone "giuste" (un pò come accade con i beni relazionali). Mi chiedo dove siano oggi questi luoghi nel settore dell'impresa sociale. O meglio se e come queste imprese sono in grado di dar vita a contesti generativi di questo tipo. Teoricamente sì. Ma in pratica... Servirebbe un bel reportage, zaino in spalla (o col famoso camper dei community assets).