lunedì 15 giugno 2009

Terzo settore: ma quante facce hai?

Leggete questa notizia (la incollo perche Redattore Sociale ha anticipato quel comunista di Murdock e blinda le notizie forse anche facendosi pagare, non ho ben capito).

INCHIESTA. Roma: tagli agli organici, educatori sempre più precari, 7 mila bambini senza posto, famiglie escluse dalle graduatorie nel pubblico. E in 5 anni le strutture private sono cresciute di 150 unità superando quelle comunali (196 contro 191). La denuncia dei sindacati di base: "Il comune spinge verso la privatizzazione". Penalizzati i figli dei precari: più punti a chi può dimostrare di avere un lavoro a tempo pieno, tagliato fuori chi ha un contratto "atipico". Gli sfoghi delle educatrici: "Siamo sempre di meno". Graduatorie ferme al '97, in stand by 150 vincitori dell’ultimo concorso del 2005: sarebbero 600 le educatrici-supplenti nella capitale secondo Rdb-Cub.

– Liste d’attesa anche per i nidi privati: i genitori si organizzano. Al quartiere Pigneto il comitato di genitori ''Chiedo asilo!'' si mobilita contro la carenza di servizi, con il sostegno dei nonni sempre più chiamati a supplire il ruolo di educatori. Lo scorso anno il 60% delle famiglie è rimasto fuori dalle graduatorie.

- Sono 120 le "tagesmutter" capitoline. Tante le operatrici che hanno attrezzato microasili familiari. Il servizio è finanziato al 50%, il costo orario per le famiglie è di 3 euro per 100 ore, superate le quali si paga la tariffa piena. In casa un educatore per massimo 5 bambini. Per i genitori è "un servizio utile, ma ancora troppo caro e poco educativo".


Trovo che la news sintetizza davvero bene la contradditorietà del terzo settore (dell'impresa sociale in particolare) anche nel modo in cui viene raccontato dai media (pure da quelli "specialistici"!). Da una parte il privato (sociale) che erode gli spazi del welfare pubblico con servizi low cost e di bassa qualità (sfruttando soprattutto il costo del lavoro). D'altro canto lo stesso sociale (privato) che si auto-organizza per darsi risposte (visto che evidentemente lo stesso welfare pubblico di prima non ci arriva). Il bello è che grattando la patina della superficialità mediatica emerge una effettiva differenziazione interna che merita, sempre più, di essere marcata (o, se preferite, certificata, accreditata, marchiata, ecc.). Buona notte.

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1 Commenti:

Alle 25 giugno 2009 alle ore 15:02 , Anonymous Paola ha detto...

potresti anche aggiungere alla lista dei 'perennemente tagliati fuori', chi come me non possiede un titolo di studio idoneo per l'accesso a concorsi pubblici, nonstante negli anni '80 (periodo durante il quale ho fequentato le scuole superiori) detto titolo di studio era considerato tra i più completi per la formazione. Purtroppo si dà sempre più importanza a 'pezzi di carta' che non all'esperienza maturata sul campo. Dove sono le pari opportunità???

 

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